L’economia circolare non è solo un principio fondamentale per il nostro futuro, ma è soprattutto una pratica quotidiana che in Fileni esprimiamo in azioni e decisioni che hanno come obiettivo la sostenibilità ambientale. Attraverso gesti, comportamenti e scelte, ci impegniamo ogni giorno per rigenerare e rendere florido il territorio in cui operiamo e restituire alla terra quello che utilizziamo. In quest’ottica, diventa chiaro come il pollo sia elemento fondamentale per la tutela del suolo.
Scopriamo insieme perché.
Economia circolare: l’unico futuro possibile
Ogni anno l’economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, solo il 9% sono riutilizzate.
Inoltre, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), ogni anno viene sprecato circa un terzo del cibo prodotto, pari a circa 1,3 miliardi di tonnellate, dati preoccupanti che non andrebbero ignorati.
Da tempo stiamo lavorando per rendere la filiera produttiva un esempio virtuoso di sostenibilità e circolarità. Il perché è semplice: per noi di Fileni, investire nell’economia circolare significa avere a cuore il futuro.
Rendere circolare un sistema produttivo significa realizzare un equilibrio costante tra energia e materia consumata e restituita all’ambiente.
Come farlo? Da un lato, riducendo i consumi di risorse e scarti, il cui smaltimento comporterebbe un ulteriore costo energetico, e dall’altro imparando a riutilizzarli come materia prima seconda per altri impieghi.
Tutte pratiche che portiamo avanti con orgoglio, come dimostrano il nostro bilancio e taccuino di sostenibilità.
Quando anche il territorio viene generato
Un esempio di circolarità intrapresa avanti riguarda la produzione diretta di cereali e legumi necessari al mangime biologico che abbiamo avviata soprattutto nelle Marche.
L’allevamento di polli biologici ci consente quindi di mettere in pratica tecniche agricole (rotazioni colturali, consociazioni e sovesci, solchi acquai trasversali, concimazioni organiche) che, senza ricorrere alla chimica, coniugano tradizione e ricerca scientifica, sapienza contadina e innovazione.
Un esempio di pratica agricola molto utile è la consociazione di colture praticata a campo aperto e riguardante grano tenero e favino, seminati con maggiore densità di semi per metro quadrato.
Il favino è ricco in azoto, mentre il grano lo consuma. Farli crescere insieme aiuta a impedire “naturalmente” lo sviluppo di infestanti e parassiti.
Un’altra pratica adottata è quella delle Cover Crop, le piante che vengono seminate per realizzare un raccolto di copertura affinché il terreno non resti nudo e diventi maggiormente soggetto a erosione.
Si tratta di tecniche bio-conservative che si avvalgono anche del supporto di un Comitato scientifico costituito da quattro Università (Politecnica delle Marche, l’Università di Udine e di Camerino e il Rodale Institute of Pennsylvania) e sanciscono una sorta di ritorno a quanto avveniva nelle vecchie case coloniche prima dell’industrializzazione dell’agricoltura, un micro circolo di riutilizzo che aveva come scopo quello di preservare la fertilità del terreno per le generazioni future.
Il progetto ARCA
La nostra attività agricola biologica è condotta nell’ambito del progetto ARCA (Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente) di cui Giovanni Fileni è uno dei promotori, insieme a Bruno Garbini e Enrico Loccioni.
Lo scopo dell’Associazione è rigenerare il terreno, evitando l’impoverimento di acqua e sali minerali, cercando di incrementare la produttività futura e diminuendo le emissioni di carbonio nell’atmosfera.
La rigenerazione del suolo è un elemento fondamentale di circolarità, e l’allevamento è strettamente collegato a una serie di interventi condotti in una prospettiva durevole di produzione agricola.
Il pollo, dunque, è protagonista fondamentale dell’Economia Circolare perché in grado di restituire al suo territorio terreni bonificati, natura fertile e un ambiente sano.