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A cena da Carlo Magno

Tra cavalieri coraggiosi che si sfidano in duello per conquistare il sorriso delle loro dame e signorotti dalla pancia piena arroccati in maestosi castelli, ha inizio il nostro viaggio nel tempo, destinazione Medioevo.
Dimentica per un attimo pomodori, patate e caffè, prodotti che sbarcheranno in Europa qualche secolo più tardi, e tuffati con noi alla scoperta dell’età di mezzo. La cultura gastronomica medioevale ti sorprenderà. Sella il cavallo, si parte!

Oste, che si mangia? Le cucine reali traboccavano di piatti che oggi definiremmo “inconcepibili“, come il prosciutto di miele o il cigno arrosto ripieno di funghi e ostriche. Il motivo è semplice: il cuoco medioevale non avvertiva la necessità di separare dolce e salato, e i sapori agrodolci a base di aceto e agresto, un estratto di uva ancora acerbo, erano all’ordine del giorno.
Se nella sala da pranzo del castello re e cortigiani banchettavano con carni di capretto, agnello e selvaggina, aromatizzate con ogni genere di spezia, fuori dalle mura le dispense erano decisamente più modeste: il pane regnava sovrano sulla tavola dei meno abbienti, accompagnato da un ristretto seguito di companatici, frutta e verdura. Il vino era più scuro, forte e meno caro, adatto a smorzare le preoccupazioni che attanagliavano il popolo in quel periodo.

Bon ton cavalleresco. “Pulisciti la bocca prima di bere!” è una classica raccomandazione medioevale. Era usanza, infatti, utilizzare un solo calice per due persone, mentre ogni commensale doveva presentarsi a tavola munito del proprio coltello.
Potrebbe stupirti, ma già esistevano delle primordiali regole di bon-ton: era buona abitudine offrire la pietanza migliore all’invitato e assolutamente proibito succhiarsi le dita in segno di apprezzamento.
Piuttosto era consuetudine pulirsi le mani sulla “mensa“, una sorta di tovaglietta fatta di pane grezzo, che una volta zuppa veniva offerta agli schiavi.
Lavarsi le mani prima di mangiare era una regola ferrea, poiché le pietanze erano letteralmente “catturate” dal piatto comune con le mani. E la forchetta? A differenza del tovagliolo, che già esisteva ma era utilizzato solo dai benestanti, la forchetta rimarrà un miraggio per molti anni.

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Menu medioevale. Per immergerti completamente nella cultura medioevale, non c’è niente di meglio che “mettere le mani in pasta” e proporre ad amici e parenti una cena di altri tempi. Ecco un menu medioevale riadattato ai giorni nostri, con prelibatezze degne di re e regine.

1) Si apre con la frutta. Nelle cene medievali, i banchetti iniziavano e finivano con frutta secca e uva. Prendi dunque spunto da questa usanza e offri ai tuoi commensali un aperitivo a base di anacardi, arachidi e pistacchi. Si troveranno catapultati nel medioevo senza rendersene conto.

2) Primo piatto? Lasagne! Ebbene sì, già nel XII secolo le lasagne avevano conquistato la tavola di dame e cavalieri. Condite con parmigiano grattugiato, pepe macinato e spezie (cardamomo, noce moscata, e cannella), le lasagne medievali venivano realizzate con pasta lievitata, simile a quella del pane, cotta in acqua bollente.

3) Pollo o cappone? L’importante è che sia medioevale. Sono due i secondi piatti medioevali che puoi cucinare velocemente anche a casa.
Il primo è un ambrogino di pollo e frutta secca che si prepara così:
dopo aver rosolato le cosce di pollo in un soffritto di lardo e cipolle, aggiungi latte di mandorle, vino, brodo, un pizzico di sale, cannella, mandorle tritate e chiodi di garofano. Una volta cotto il tutto, guarnisci il piatto con datteri e prugne. Conquisterai tutti!
Un altro piatto molto semplice da preparare ha come protagonista un cappone arrosto accompagnato da una gustosa salsa agrodolce, una presenza fissa nei banchetti. Se sei amante del “cucinare veloce” la preparazione della salsa camelina fa per te: basta frullare insieme mandorle, uva passa e mollica di pane e aggiungere al composto cannella, chiodi di garofano, e agresto.

4) Non ti scordar del pane. Come ti abbiamo già spiegato, il pane è alimento fondamentale della tavola medioevale. Quindi, non ti resta che completare la tua tavola appoggiando accanto a ogni piatto una bella e fragrante rosetta soffiata.

Ovviamente tutti i piatti andrebbero mangiati con le mani. Ma se i tuoi commensali non possono fare a meno delle forchette, concedi loro uno strappo alla regola. La storia non si sentirà tradita.

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Informazioni comparative:

50% di grassi in meno rispetto alla media del mercato cotolette classiche (Fonte: Nielsen, anno terminante Settembre 2023). La media dei grassi è calcolata sulla somma dei prodotti che rappresentano il 70% delle vendite a valore del mercato cotolette panate cotte (Fonte Nielsen, AT Settembre 2023, Perimetro: Iper + Super + Libero Servizio). Il valore di riferimento della media del mercato è stato ottenuto considerando tutti i prodotti appartenenti al segmento delle cotolette panate cotte, rappresentato dai seguenti marchi:

  • AIA [cotolette classiche (2), viennese, sottilissime (2), milanese, bigger, filetti];
  • AMADORI [cotolette classiche (3), gran burger, cotoletta sottile, gran filetto qualità 10+, cotoletta croccante];
  • FILENI [cotolette classiche, suprema];
  • MARTINI [cotolette classiche (2)];
  • DEL CAMPO [cotolette classiche].

Siamo attenti ai dettagli.

A Cingoli e Castelplanio, nelle Marche, si trovano gli impianti Fileni – certificati IFS, UNI EN ISO 9001:2015 e UNI EN ISO 14001:2015 – in cui avviene la trasformazione dei prodotti.
Ogni giorno, nel rispetto degli standard di legge, strutture e macchinari vengono ispezionati e sanificati perché siano sempre efficienti. Inoltre, la trasformazione dei prodotti della filiera biologica avviene in giorni e orari rigidamente stabiliti per evitare qualsiasi tipo di contaminazione.

Ci impegniamo per assicurarti il massimo.

Puoi fidarti della qualità dei nostri prodotti biologici perché li controlliamo scrupolosamente prima che lascino l’azienda. Monitoriamo e testiamo tutti gli step della filiera biologica. Controlliamo persino che nel terreno su cui coltiviamo i nostri mangimi non ci siano tracce di pesticidi, né di altre sostanze non ammesse. Lo facciamo per assicurarti la qualità migliore e perché è quello in cui crediamo.

Crescere nel verde.

Gli allevamenti biologici Fileni sono immersi nel verde. Per evitare che spezzino bruscamente il paesaggio naturale che hanno intorno, abbiamo circondato i capannoni di piante e alberi, tra i quali gli animali sono liberi di razzolare, scegliendo quando vivere all’aperto e quando ripararsi dal sole o dalle intemperie all’interno delle strutture.

Queste ultime sono dotate della tecnologia più all’avanguardia, così da abbattere polveri e odori senza intaccare la quotidianità della popolazione vicina. In molti casi, grazie all’utilizzo di pannelli fotovoltaici, riescono anche a produrre energia elettrica in maniera pulita ed efficiente.

Dal campo alla mangiatoia. 

Grano, mais, soia, favino e pisello proteico sono le materie prime che compongono i mangimi biologici che vengono prodotti nel nostro mangimificio di Jesi, in provincia di Ancona. Un mix di legumi e cereali, coltivati biologicamente, che sono alla base di un’alimentazione sana e bilanciata per tutti i polli e i tacchini della nostra filiera biologica.

Ma il nostro impegno in agricoltura va oltre, nella convinzione che ogni azione virtuosa ritorni. Ecco perché partecipiamo in via sperimentale – come co-fondatori – al progetto ARCA (Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente), ideato da Bruno Garbini con Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni, che si preoccupa di mettere in atto tecniche di agricoltura rigenerativa per preservare il terreno coltivato, mantenendone la fertilità e proteggendolo dal dissesto idrogeologico.

Il primo passo nel mondo Fileni.

Perché l’embrione si sviluppi nel modo corretto, ci assicuriamo di coccolare le uova appena deposte. Le teniamo al caldo, in incubatoio, per 21 giorni di cui 3 in camera di schiusa, monitorando costantemente temperatura e umidità.

Ci pensa Madre Natura.

“Chi ben comincia è a metà dell’opera”, recita un famoso detto. Il primo passo, comune a tutte le filiere, è di fondamentale importanza. Lasciamo che sia la natura a guidare l’istinto degli animali. Non forziamo nulla, ci occupiamo soltanto di offrirgli l’ambiente ideale per la riproduzione, mantenendo livelli di temperatura, umidità e igiene sempre costanti.

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Liberi di pascolare.

I nostri bovini e suini nascono e vengono allevati biologicamente in Italia. Crescono liberi, seguendo il loro bioritmo naturale e un’alimentazione biologica con mangimi selezionati e formulati per offrire loro una dieta bilanciata, libera da OGM e sostanze chimiche non ammesse. 

Rigeneriamo la terra.

Ogni azione virtuosa ritorna. È il principio alla base della nostra visione circolare dell’intera filiera.

È per questo che partecipiamo al progetto ARCA (Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente), ideato da Bruno Garbini con Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni, che si preoccupa di mettere in atto tecniche di agricoltura rigenerativa che consentono di preservare il terreno coltivato, mantenendone la fertilità e proteggendolo dal dissesto idrogeologico.
Operiamo ogni giorno per costruire filiere di eccellenza, diffondere buone pratiche sulla concimazione organica, la conservazione della biodiversità e per garantire al consumatore un prodotto sano e sostenibile. 

Impianti di trasformazione.

Gli impianti dedicati alla trasformazione dei prodotti avicoli, situati a Cingoli e Castelplanio (nelle Marche) e certificati IFS, UNI EN ISO 9001:2015 e UNI EN ISO 14001:2015, vengono ispezionati giornalmente secondo un piano di controllo per il rispetto degli standard previsti dalla legge.

Attrezzature e macchinari subiscono un frequente processo di pulizia e sanificazione per garantirne sempre la massima efficienza.

Fidati del nostro impegno. 

Nessun prodotto della filiera avicola convenzionale lascia l’azienda se non siamo assolutamente certi della sua qualità!

Tale sicurezza ce la danno i controlli in laboratorio che ciclicamente eseguiamo su tutti gli step di questa filiera: dal terreno, al mangime finito, fino al livello di nutrienti che i nostri prodotti apportano nella tua alimentazione.

La qualità che esigiamo richiede tantissima precisione che stimoli la creazione di standard elevati, spingendo l’intero settore a migliorarsi sempre, per un benessere condiviso.

Fuori dal guscio.

Una volta deposte, le uova vengono tenute in incubatoio per 21 giorni, di cui 3 in camera di schiusa. Anche in questa fase l’equilibrio tra igiene, temperatura e umidità è fondamentale perché l’embrione si sviluppi in modo corretto.

La tecnologia per crescere meglio.

Gli allevamenti convenzionali Fileni sono dislocati principalmente tra Centro Italia, Marche, Veneto, Emilia-Romagna e Puglia.

I polli vengono allevati a terra, in strutture modernissime, dotate di sistemi di abbattimento di odori e polveri, così che non arrechino fastidio alla popolazione vicina. Molti dei nostri allevamenti di proprietà, inoltre, sono provvisti di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

Di pappa buona. 

Nutrire bene gli animali della nostra filiera convenzionale è la cosa più importante che possiamo fare per la loro salute e la tua.

Ci assicuriamo che seguano una dieta corretta e bilanciata, fatta di cereali, legumi, minerali e altri nutrienti. Per farlo, collaboriamo con veterinari che ne stabiliscono la varietà e le proporzioni e li produciamo direttamente nei nostri mangimifici, per essere certi che abbiano solo il meglio.

Questione d’istinto.

Senza il settore dei riproduttori la nostra filiera convenzionale non potrebbe esistere. Qui gli animali possono riprodursi seguendo il loro istinto naturale. Perciò dedichiamo la massima attenzione a questi ambienti, mantenendo livelli di temperatura, umidità e igiene sempre costanti. 

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