Che il nostro conterraneo Giacomo Leopardi sia stato sommo poeta, filosofo, scrittore, filologo e glottologo dalle doti indiscusse è cosa nota. Forse non tutti sanno che fu anche un raffinato gourmet.
Oltre all’enorme patrimonio di opere, Leopardi ha lasciato anche una lista di quarantanove ricette, creata negli anni felici che trascorse a Napoli dell’amico Antonio Ranieri, nell’ultima fase della sua vita.
Negli anni di soggiorno Leopardi, in visita per trarre giovamento dalla salutare aria di Napoli, rimase affascinato dall’atmosfera della meravigliosa città partenopea, dal calore dei suoi abitanti e dalla prelibatezza della sua cucina. Nacque così un malloppo di fogli ingialliti, oggi custoditi nella Biblioteca Nazionale di Napoli, usati come fonte documentativa da Domenico Pasquariello “Dégo” e Antonio Tubelli per il libro “Leopardi a Tavola“, prodotto dalla Logo Fausto Lupetti Editore.
Con una scrittura elegante e pulita, il sommo poeta si perde nell’edonismo gastronomico, elencando, con minuzia di particolari, ingredienti, dosi e procedimenti. E tratteggiando un universo gastronomico che ancora oggi è parte della cultura del nostro paese.
“La sua è una concezione galeniana dell´alimentazione: mangiare per star bene, nell’armonia perfetta di cibo, ambiente, situazione” ha spiegato Domenico Pasquariello, uno degli autori del libro.
Tortellini di magro, maccheroni, tagliolini, cervelli fritti, al burro, in cibreo, capellini al burro, bodin di capellini, bodin di latte: queste e tante altre le gustose protagoniste di questa raffinata opera di scavo nell’archeologia gastronomica italiana. Il risultato è un’originale raccolta perfetta da scoprire. E sperimentare a tavola.